Mario Cossali

Premio Castel Stenico anno 1989
Guglielmo Bertarelli

L’Arte di Guglielmo Bertarelli riesce a colpire anche lo sguardo più prevenuto, perchè le forme delle sue sculture superano la visione realistica tradizionale, entrano nello spazio che abitiamo e lo trasformano, lo riabilitano a luogo dell’io e insieme luogo di una fantasia mitica piantata sui più antichi sentimenti dell’uomo.

Le dolci figure di terra ricoperte di smalto e di vernice non rappresentano solo questo o quel desiderio, questa o quella radice; sono figure che reinventano lo spazio, lo rendono soffice sfondo di emozioni, tensioni, rapporti.

Non è retorico parlare di poesia, cioè di evocazione di un mondo ricco di sensazione e di ritmi musicali, un mondo che trasfigura la quotidianità e la rende calda epica, sogno fondato sui passi di giorni normali, ora pieni di luce ora di nebbia. Le sculture di Guglielmo Bertarelli si distinguono per l’incontro felice tra la durezza originale della materia e la tenerezza che soffia dalle curve, dagli incavi, dalle linee lente che si incrociano a formare pozzi luminosi nei quali ci specchiamo felici.

Arte serena, figlia di esercizio profondo e di fatica di lunga lena, ci mette davanti allo specchio e ci invita a guradarci dentro lasciandoci sempre l’angolo dell’immaginazione e dell’inventato armonioso ritrovo.

firmato: Mario Cossali
Prefazione Rovereto di Trento, 16-05-1987

Perchè una monografia? Perchè Bertarelli sente il bisogno di raccogliere come in una scatola i messaggi che ha lanciato in questi anni settanta e ottanta con la sua Arte e affidarli all’attenzione sintetica del lettore? C’è in lui, evidentemente, l’esigenza di fare un po’ il punto di un cammino, di un itinerario artistico, di riflettere, con l’ausilio di tutti i contributi critici che via via sono arrivati, per cercare di capire il “senso” di un lavoro creativo inquieto, per cercare di cogliere nello sviluppo di un appassionato discorso formale le possibilità future, le breccie promettenti, i ricordi da colmare, gli indugi da scoprire.

Ma c’è anche il desiderio profondo, confessato senza pudori, di confrontarsi con una vasta cerchia di sguardi e di intelligenze non per questa o per quella particolare opera ma per l’insieme delle tensioni tecniche e plastiche, che lo hanno animato per un tempo ormai considerevole della vita.

L’Arte di Bertarelli è scultura; ci possono essere disegni, bozzetti, schizzi di vario genere, ma sono sempre preparazioni, introduzioni alla scultura e la Monografia lo documenta in modo adeguato. Terracotte, colle, resine sono il regno privilegiato di un’arte mai scontata, un’arte che insegue fantasmi poetici nelle forme della natura e dei movimenti dell’uomo, comprendendo tra questi anche i pensieri più riposti e i sentimenti più autobiografici. Non si contiene con definizioni, non si placa in luoghi circoscritti e facilmente nominabili questa scultura; è piuttosto immersa (per il grado di coinvolgimento) in un girotondo senza fine dentro lo spazio, per abitarlo, ripensarlo, rigenerarlo.

Scriveva Pirandello a proposito degli attori del cinema: “Avvertono confusamente, con un senso smanioso, indefinibile di vuoto, anzi lo svuotamento, che il loro corpo è quasi sotratto, soppresso, privato della sua realtà, del suo respiro, della sua voce, del rumore, ch’esso produce movendosi, per diventare soltanto una immagine muta, che tremola per un momento sullo schermo e scompare in silenzio, d’un tratto, come un’ombra inconsistente, giuoco d’illusione su uno squallido pezzo di tela. Ebbene, queste parole sull’illusione (peraltro magnifica illusione!) del cinema potrebbero tutte essere tranquillamente rovesciate nel loro contrario per analizzare con compiutezza la scultura di Bertarelli, che riesce con pochi accenni plastici a riempire concretamente, fisicamente lo spazio a dare respiro, voce, rumore, corporeità alle sue fantasie poetiche, creando ogni volta una compagnia, calda o inquietante non importa, per chi guarda e rimira, consapevole di un incontro, non di un distratto passaggio.

Anche la Monografia ha il pregio di farci incontrare con i respiri e con i corpi di uno spazio rotrovato, di non illuderci con i giochi del vuoto che resta sullo sfondo, antagonista perdente.

firmato Mario Cossali

Critica d’Arte Rovereto di Trento, 30 gennaio 1985

Le forme plastiche di Bertarelli non sono mai casuali, sono dettate dalla volontà dell’artista di suscitare nello sguardo di chi incontra le sue creazioni non solo emozioni di natura spaziale ma anche e ancor prima partecipazione poetica e solidarietà inventiva. Bertarelli dà titolo preciso ad ogni sua “manipolazione” oppure lascia enormi posibilità di intervento al giudizio e all’immaginazione del passsante, del lettore, perchè le sue sculture non sono invadenti, possessive, sono anche multiformi, aperte, senza essere mai astratte, indeterminate. E’ significativo che il nostro artista arrivi alla forma piena, alla terracotta trattata con un impasto che la solidifica illuminandola,dopo un laborioso viaggio di schizzi, di disegni pensati e ripensati. Le forme cioè non hanno niente di spontaneo, procedono da quella intenzione di richiamare lo sguardo ad autonome invenzioni partendo dalla base plastica, ideale, sentimentale tracciata dall’artista. Da tanti anni lavora Bertarelli e numerose sono state le sue incursioni anche in altri settori dell’espressione artistica, ma non vi è dubbio che nella scultura ha toccato il centro della sua originalità e delle sue possibilità estetiche. Il laboratorio plastico di Bertarelli mostra capitoli curiosi di una storia fantastica e reale insieme, che mano a mano diventeranno tappe di una Storia Infinita quando potranno acquistare una dimensione più monumentale, più potente spazialmente. Il laboratorio plastico di Bertarelli, permette scoperte ghiotte, perchè già ora offre, percorsi di ricerca creativa che rivelano un bagaglio tecnico notevole (segno e manipolazione della materia) e una sensibilità culturale e poetica producendo immagini spaziali preziose, per niente scontate e di maniera.

firmato Mario Cossali

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Critica d’Arte – 28 giugno 1985

La scultura risponde ad un bisogno insopprimibile di fermare il tempo nello spazio e di modellare lo spazio secondo intime esigenze di conoscenza totale della materia. Nella scultura ha luogo sempre un aspro conflitto tra l’uomo e la materia, quasi un epico testa a testa che nella singola opera trova solo una provvisoria soluzione.

Quste sculture di Bertarelli si presentano al nostro primo sguardo come lirici movimenti che alludono con grazia e stupore a presenze umane o a presenze vegetali, sembrano scorrere felici su un nastro luminoso. Ma sono anch’esse, e forse più di altre, frutto di un corpo a corpo senza sosta con la materia (terracotta, principalmente trattata con una vernice che la lucida e la indurisce in modo incredibile) del quale è possibile accorgervi osservando il complicato gioco di luce ed ombra che Bertarelli costruisce sovvrapponendo vuoto e pieno in una ansiosa rincorsa sempre sull’orlo di un vuoto definitivo pazientemente sconfitto volta per volta.

Queste sculture sono un canto di luce, perchè già di per sè inventano luce ed anche perchè, se opportunamente colpite da fonti di luce naturale o artificiale, moltiplicano spazi, angoli, baratri, corridoi, cambiando alla radice lo spazio che le circonda. Bertarelli lavora da molto tempo in questa direzione certo non facile e riesce a coinvolgerci con poesia non scontata in un labirinto di vuoto/pieno/vero/falso/buio/luce che ci fa partecipare all’avventura di una instancabile ripensamento e ricreazione della realtà.

firmato Mario Cossali

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UNA “LUMINOSA NOVITA’ ” LA MOSTRA DI BERTARELLI

sabato 13 aprile 1985 – L’Adige

Le forme plastiche di questo artista sono dettate dalla volontà di suscitare nello sguardo di chi incontra le sue creazioni non solo emozioni di natura spaziale ma anche e ancor prima partecipazione poetica e solidarietà inventiva. Bertarelli dà un titolo preciso ad ogni sua scultura eppure lascia enormi possibilità di intervento al giudizio e all’imaginazione di chi le incontra. Le sue sculture non sono invadenti, possessive, sono multiformi nella proposta, sono aperte senza essere mai astratte e indeterminate. E’ significativo che il nostro artista arrivi alla forma piena, alla terracotta trattata con un impasto che la solidifica e la tonifica, illuminandola, dopo un laborioso viaggio di schizzi, di disegni, pensati e ripensati.

Scultore della luce potremmo definire Bertarelli perchè la sua ricerca, il suo viaggio tra pieno e vuoto creano un vuoto plastico che, se opportunamente illuminato, disegna nuovi pensieri e nuove frontiere dello spazio.

Bertarelli lavora ormai da molti anni e numerose sono state le sue incursioni anche in altri settori dell’espressione artistica, ma non vi è dubbio che con la scultura ha toccato il centro della sua originalità e delle sue possibilità creative.

Il laboratorio plastico del nostro artista mostra capitoli curiosi e pieni di vita di una storia fantastica e reale insieme che potranno anche diventare tappe di una storia infinita quando potranno acquistare una dimensione veramente monumentale.

La bella mostra è una grande promessa che va seguita e incoraggiata: raramente si vedono qui intorno sculture di questa forza e di questa intensità!

Firmato: Mario Cossali